La testimone – Shahed –
Co-scritto e montato da Jafar Panahi, il dramma di una donna coraggiosa che sfida il potere.
Il film è stato premiato al Festival di Venezia con il Premio degli spettatori – Armani beauty, Orizzonti Extra.
IN PRIMA VISIONE
Domenica 24 novembre
ore 18 e 21
25-26-27 novembre
ore 21
Attenzione: il film non è doppiato; sono presenti i sottotitoli in italiano.
Tarlan è un’anziana insegnante e sindacalista che ha adottato, quando era ancora una bambina, Zara. Ora costei è una donna che ha una scuola di danza, attività che il marito ritiene disonorevole. Un giorno Zara viene uccisa e Tarlan sa che l’assassino è il marito. Ha infatti visto ciò che non doveva vedere e questo la rende una testimone che va tacitata.
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Jafar Panahi, qui co-sceneggiatore e montatore, dà ancora una volta il suo contributo ad un grido di rivolta contro un regime pervasivo ed oppressivo.
Occorre attendere i titoli di coda per verificare come la finzione narrativa tragga purtroppo spunto da una tragica realtà. Prima abbiamo assistito a un progressivo avvilupparsi dei tentacoli di un potere maschilista che riesce a sottomettere anche chi dovrebbe opporglisi ma che non può soffocare totalmente le grida che chiedono le libertà più elementari.
C’è una scena nel film che non è fondamentale per lo sviluppo del plot ma che si rivela come estremamente indicativa. Zara, ferma in auto, ha i capelli non coperti dal velo. Una passante se ne accorge e la riprende con fermezza ricordandole che deve essere seducente per il marito e non per gli altri uomini. Aggiungendo che se la incontrerà di nuovo in quelle condizioni la denuncerà. In pochissimi minuti Nader Saeivar ci mostra come uno stato teocratico possa penetrare nelle coscienze delle proprie vittime convincendole a passare dalla sua parte.
È quanto i maschi già fanno: per convinzione alcuni, per opportunismo e carrierismo altri, per paura altri ancora.
Il cinema iraniano, quando lo abbiamo visto e scoperto sui nostri schermi, aveva in Kiarostami, Panahi e Makhmalbaf registi che spesso utilizzavano i bambini per far esprimere loro concetti che sulla bocca degli adulti sarebbero stati sottoposti a censura. In questo film è una donna anziana a testimoniare in favore di una gioventù al femminile a cui viene imposto di obbedire oppure di perdere la vita magari con il possibile appellarsi al delitto d’onore che il codice di quel Paese ancora prevede per i maschi.