La famiglia Leroy
Un uomo porta sua moglie e i loro figli adolescenti in un viaggio nella memoria mentre affronta il divorzio
Domenica 26 ottobre
ore 18 e 21
28 e 29 ottobre
ore 21
Christophe e Sandrine sono stati innamorati, e con i figli Bastien e Lorelei hanno costruito la famiglia Leroy, con una casetta nella Borgogna, un cane, e una serie di sogni più o meno realizzati. Ma a poco a poco il lavoro (lui noleggiatore d’auto, lei impiegata in un’agenzia di viaggi) e il logorio della vita quotidiana li hanno allontanati, e in particolare Christophe è sempre più assente e più impaziente con la moglie e i figli.
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Dopo aver passato mesi fra solitudine e pianti improvvisi, Sandrine decide di separarsi: i figli hanno 18 e 16 anni, e sono stanchi delle continue liti domestiche, le rare volte che il loro padre c’è. Ma Christophe non vuole una separazione, ama ancora la moglie e non intende rinunciare alla famiglia: dunque propone ai Leroy un weekend tutti insieme, per ripercorre i luoghi in cui lui e Sandrine hanno ricordi importanti e che rappresentano i momenti salienti della loro storia.
Questa premessa potrebbe essere il punto di partenza di una storiona romantica, o di una commedia tragicomica, ma La famiglia Leroy non sceglie esplicitamente nessuna delle due strade, optando invece per un realismo al limite del documentario nel raccontare il weekend del gruppetto famigliare in un tono laconico che mescola imbarazzo ed esasperazione.
Ci vuole circa un’ora di un film che ne dura una e quaranta per entrare nel vivo della problematica che sottende a questa storia, ovvero l’incomunicabilità fra membri della stessa famiglia, che dal capofamiglia hanno imparato a non dare mai voce ai propri sentimenti: il che ha creato problemi non solo a Sandrine ma anche a Bastien, che non riesce a dire ciò che sente alla fidanzata, e a Lorelei, che finge tentativi di suicidio pur di rendersi visibile.
E siccome siamo in Francia e non in un indie americano o una commedia piaciona italiana, non tutto è risolvibile o riattivabile, e la figura femminile centrale non è obbligata a riscoprirsi mamma e moglie felice. La famiglia Leroy si concede invece goffaggini e cilecche che fanno parte della quotidianità, anche un certo squallore e una certa mancanza di ritmo cinematografico, in nome di un realismo che da un lato non giova alla commedia (per chi si aspetta solo questo), dall’altro rende riconoscibili molti momenti di questa storia di tardo quarantenni in procinto di vedere svuotarsi il nido, e a disagio all’idea di ritrovarsi da soli coppia…scoppiata.
Il problema de La famiglia Leroy è semmai di casting, perché riesce davvero difficile immaginare che cosa Charlotte Gainsbourg, che anche nel ruolo della dimessa agente di viaggio Sandrine conserva un certo carisma personale, abbia mai potuto vedere nel marito Christophe interpretato da José Garcia: un personaggio (e un attore) apprezzabile proprio nella sua estrema normalità, ma cinematograficamente incolore e privo di qualsiasi seduttività dall’inizio alla fine.